Caffè con Lombrello: intervista a Clara Bona

Testo di Tiziana D'Amico

Un caffè e due chiacchiere con Clara Bona, architetto milanese, scrittrice di arredamento e design e fondatrice di Studio98. Un interessante excursus a partire dalla sua formazione fino alla sua esperienza da progettista e al rapporto con i suoi clienti.

Nei suoi progetti di ristrutturazione, restyling e interior Clara Bona sembra non perdere mai di vista il luogo in cui opera e la committenza per cui lavora, poichè convinta che ogni casa debba rispecchiare il contesto nel quale si trova e la personalità di chi la abita. Una visione che la porta ad instaurare rapporti quasi sempre profondi con i suoi clienti, di amicizia più che di solo lavoro. Lasciamo a lei la parola!

 

Ti conosciamo attraverso i tuoi social, i tuoi progetti ed il tuo lavoro, ma ci piacerebbe comunque che ci raccontassi di te e del tuo percorso.

Nasco come architetto, ho studiato architettura quindi un percorso molto tradizionale rispetto a quello che ho fatto dopo, cioè uno studio di architettura e di interior design. All’architettura ho abbinato sempre la voglia di scrivere e quindi sin dall’inizio ho fatto entrambe le cose e sono diventata giornalista pubblicista, collaborando sempre con delle riviste. Un’altra cosa che ho fatto che, secondo me, mi è stata utile è stata una scuola di grafica. Ai tempi in cui l’ho fatta io non si usava ancora il computer, quindi all’apparenza può sembrare che sia stato tutto un po' inutile perchè disegnavamo, facevamo tutte le letterine ecc… però secondo me mi è servito per acquisire un’impostazione su tutto quello che faccio.

Dal sito di “Studio 98”, lo studio che hai fondato nel 1998, si legge: “La casa è anche un involucro, ma principalmente è fatta dalle persone che la vivono”. Non possiamo che condividere. Secondo la tua esperienza che implicazioni ha questa concezione nel processo progettuale? E tu in cosa traduci praticamente questo mantra?

Allora, nel processo di progettare una casa conta tantissimo perchè praticamente ti devi sempre rivolgere a chi quella casa la abiterà, devi sempre stare molto attento a cercare di interpretare il suo gusto e quelli che sono i suoi desideri, cercando però di indirizzarlo nel modo giusto, in quello che anche tu ritieni sia giusto per quella casa. E questa non è una cosa sempre facile, nonostante che una persona scelga di venire da te come architetto – quindi si immagina gli piaccia abbastanza il tuo genere, il tuo gusto e quello che proponi – nella pratica poi ha sempre delle sue idee che sono anche difficili da indirizzare. Però questo è, più o meno, il lavoro che cerchi di fare.

 

L’architetto deve avere tante qualità, ma non può mancare di un pizzico di empatia. Come imposti il rapporto con i tuoi clienti? 

Hai ragione, nel senso che è un rapporto molto intimo, a volte molto lungo. Magari per ristrutturare una casa talvolta ci vogliono solo pochi mesi, mentre altre volte si impiegano anni e soprattutto non è mai finita, quindi è un rapporto che va avanti nel tempo. Perciò ci vuole molta empatia, bisogna trovarsi bene, bisogna cercare di entrare proprio nell’animo della persona che si ha davanti. E devo dire che sono fortunata perchè faccio case da più di trent’anni e quasi in tutte quelle che ho fatto con i proprietari siamo diventati amici, continuiamo a frequentarci. Poi ovviamente in trent’anni ci sono stati anche dei casi negativi però nel complesso siamo sempre riusciti a sviluppare un rapporto che si è trasformato anche in un’amicizia. Ecco, un’altra cosa che mi è successa è di fare molte case per amici, cosa che molti architetti non amano perchè ti può portare a litigare… e anche questo non è detto: io ho fatto case di amici e siamo rimasti amicissimi, quindi dipende molto dal rapporto che cerchi di instaurare e dal rapporto reciproco che c’è. Tendenzialmente se uno ti sceglie dovrebbe essere già un rapporto un po' empatico, però appunto come ti dicevo, non è sempre così e quindi molti scelgono anche un po' a caso. Invece sarebbe importante che l‘architetto fosse proprio una persona che ti corrisponde tantissimo, non solo come gusto nella casa, ma proprio come stile di vita, come tutto, perché allora ci si può proprio capire e realizzare la casa migliore per te.

 

Instagram è ormai un canale di comunicazione sempre più importante e tu lo usi in maniera molto attiva e con un taglio quasi giornalistico. Come credi che questo social si sia integrato nel settore dell’architettura e dell’interior design e che ruolo ha assunto e ha per te?

Secondo me ha un ruolo molto importante in quanto riesci a far conoscere molto bene dei lavori che fai. E non solo quelli che sono fotografati e pubblicati. Tutti noi architetti ogni anno facciamo alcune case che magari sono più speciali di altre e allora vengono fotografate in servizi fotografici così da comunicarle in modo più efficiente; invece con Instagram puoi fare tu delle foto, pubblicarle, far vedere delle fasi di cantiere, dei work in progress e quindi riesci a far capire molto del tuo lavoro. Quindi secondo me è un mezzo utilissimo. All’inizio non tutti gli architetti lo usavano, ora vedo che lo stanno usando sempre di più. Io ho iniziato, mi ha divertito e l’ho sempre fatto perchè mi divertiva. Poi il mio Instagram è un po' un mix di architettura e di cose mie personali, viaggi, altre cose… perchè per me anche il lavoro è un po' un tutt’uno con tutta la mia vita quindi non c’è tanta distinzione per quello.      

 

Come e in che misura una casa e i suoi arredi possono rispecchiare l’identità di chi la abita?

Beh, una casa secondo me deve sempre rispecchiare l’identità di chi la abita quindi mi piacciono molto di più le case dove vedi proprio la personalità di chi le vive rispetto alla personalità di chi le ha progettate. Quindi mi piace che ci siano tanti oggetti personali, anche scelti proprio dal padrone di casa poichè significa che ha una passione per la sua casa, che gli piace, che non è stato solo dover fare una ristrutturazione perchè bisognava cambiare la disposizione degli spazi o c’erano delle necessità oggettive, ma invece proprio avere un amore per quello che ti circonda. Quindi avere oggetti, quadri, luci, cose personali che possono essere belle o brutte – alcune anche brutte ci possono stare nelle case perché ti possono aggiungere un tocco personale. E secondo me le case più belle che vedo in giro sono sempre quelle così, quelle dove vedi la personalità della casa. Alcune case hanno già in sé una bella personalità, quindi entri in uno spazio e dici “questo è già un bello spazio” e allora il nostro lavoro diventa molto più facile: tipo hai delle belle porte, delle belle vetrate, ci sono tanti elementi che possono contribuire a farti già una casa molto bella. Però capita anche che, con questi elementi molto belli, arrivi un architetto e tolga tutto e la faccia diventare una casa banalissima. Comunque tornando alla domanda, secondo me devi assolutamente vedere proprio la personalità. 

 

Alla fine della nostra chiacchierata abbiamo proposto a Clara di provare l’esperienza di personalizzare la sua seduta Lombrello, scegliendo il modello, la finitura della struttura, i materiali e i colori per ogni singolo componente. Quindi ci ha raccontato della sua Lombrello.

 

Lombrello, attraverso le sue sedute, cerca continuamente di dare all’utente la possibilità di operare delle scelte materiche e cromatiche che siano in linea con la propria personalità e la propria casa, in un’ottica di completa personalizzazione e libertà. Cosa ne pensi e soprattutto come descriveresti la sedia che hai composto?

L’idea mi piace tantissimo perchè nasce da un concetto semplice che però diventa molto articolato e ha un sacco di possibilità e quindi è un’idea di progetto molto intelligente, trovo, e mi piace che si possano usare tutti i materiali. Io adesso ho fatto questa combinazione con il velluto e con la struttura tropicalizzata: la vedo una versione un po' più elegante rispetto alle altre con il laminato e con la struttura nera che magari sono più adatte ad una cucina. Questa qua la vedo bene anche in una sala al posto di poltroncina. Trovo che, ad esempio, sia una seduta che uno può mettere un po' ovunque dove gli manca un angolino, un qualcosa da allestire, ti risolve un sacco di situazioni e te la rende subito più tua. Quindi mi piace anche l’idea che uno si possa fare tutti gli abbinamenti: rispecchia assolutamente quello che è il mio modo di lavorare e di procedere di solito nel progetto di interior.

Quindi se ce la dovessi descrivere in un solo aggettivo?

    Chic!

    La sedia chic di Clara Bona

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